Consulenza legale su diritto pubblicitario quando e perché richiederla

In un mondo sempre più tecnologico e attento agli sviluppi, affermare che la pubblicità sia in grado d’influenzare e determinare i vari comportamenti dei soggetti non è per nulla sbagliato, soprattutto grazie alle nuove frontiere che il marketing sta esplorando.

Capace di condizionare la mente dei consumatori, dunque, la pubblicità è uno strumento oltre a una forma di comunicazione, il quale obiettivo fondamentale è uno: veicolare un messaggio all’interno del mercato servendosi di mezzi come radio, televisione, internet e molto altro ancora.

Trattandosi di un’azione su larga scala, assicurarsi che essa venga effettuata nella giusta maniera è importante in quanto, come stabilito dal Decreto Legislativo 145 del 2017, la stessa deve connotata dal carattere della verità, della correttezza e della realtà.

Richiedere una consulenza legale su diritto pubblicitario (come suggerito qui https://www.studiolegaleadamo.it/servizi/aree-di-competenza/diritto-pubblicitario), a tal punto del discorso, non è un’idea sbagliata, ma bensì un passo giusto da muovere per tutti coloro che non si sono mai mossi all’interno di questo mondo e che, dunque, si potrebbero trovare spaesati davanti alle varie regole da osservare.

Consulenza legale su diritto pubblicitario: perché è così importante

Come appena affermato, la pubblicità è uno strumento ampiamente regolato dall’ordinamento giuridico italiano. Sbagliare qualcosa in questo ambito, dunque, potrebbe portare a delle conseguenze non indifferenti e che potrebbero essere persino identificate come atti ingannevoli e altamente sanzionabili dalle autorità italiane.

Per poter ovviare a questo problema, così come in ogni campo del diritto affidarsi a uno specialista che sia specializzato in questa materia è essenziale. Grazie al suo aiuto, infatti, sarà possibile rispettare tutte le norme e non cadere nell’errore che fanno molti ossia utilizzare tale metodo di comunicazione in maniera errata.

Pubblicità: quando si parla di pubblicità ingannevole e quando di pubblicità comparativa

Provvedere da sé nella cura di una campagna pubblicitaria è sia sconveniente che pericoloso. Rischiare di poter dare vita a una comunicazione fuorviante, infatti, non è difficile soprattutto se si è alle prime armi. L’ordinamento giuridico italiano, a tal punto, prevede due casi limiti in cui l’azione diventa illegale ossia: la pubblicità ingannevole e la pubblicità comparativa.

Quando si parla di pubblicità ingannevole, anzitutto, si fa riferimento a quella tipologia di comunicazione che è in grado d’indurre in errore sia le persone giuridiche che quelle fisiche, influenzando il loro comportamento economico e ledere, di conseguenza, eventuali concorrenti. Rientrano in questa tipologie di pubblicità tutti quei messaggi che non sono accompagnati da informazioni complete o esatte o, ancora, sono del tutto insufficienti per poter consentire a un consumatore di effettuare una scelta palese e corretta.

Si parla di pubblicità comparativa, invece, quando una società riesce a promuovere i suoi prodotti o i suoi servizi mettendoli a confronto con beni e servizi d’imprese altrui ma pur sempre concorrenti. Questo genere di pubblicità non è assolutamente illecita: lo diventa solo quando lo scopo primario dell’impresa principale è quella di screditare i prodotti o i servizi altrui.

Qualche ultimo spunto

In conclusione, il mondo della pubblicità non è semplice e come ogni altro strumento deve essere utilizzato nei giusti modi e rispettando quella che è la legge. Richiedere una consulenza legale su diritto pubblicitario, dunque, non è mai fonte di svantaggio, ma bensì un atto di tutela del tutto idoneo che molti imprenditori dovrebbero iniziare a far rientrare negli atti standard della propria impresa.